Sei proprio sicura che l’adolescenza sia davvero difficile come dicono?
Correva l’anno 2008 e stavo attraversando una fase molto importante quanto delicata della mia vita: l’adolescenza; quel tratto dell’età evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello dell’individuo adulto.
Dovete sapere che all’epoca avevo poco più di sedici anni e stavo cercando di capire chi volevo essere e cosa volevo fare.
Non era semplice come situazione, mille pensieri contrastanti combattevano ininterrottamente nella mia testa ed in più ci si metteva l’insegnante d’arte del periodo la quale non approvava, anzi, non accettava le mie scelte dei soggetti che dipingevo!
Quindi, sei proprio sicura che l’adolescenza sia davvero difficile come dicono?
Da una parte l’insegnante d’arte che ostentava il suo disappunto per i miei soggetti artistici, quando l’arte è una forma di espressione propria e non va giudicata ma bensì capita, compresa e accolta.
Dall’altra c’era il turbinio dissonante dei miei pensieri. Che ad ogni costo volevo e dovevo assolutamente essere “Io“ e nessun’altra. Anche nelle scelte delle mie espressioni artistiche.
Partiamo col dire che a me sono sempre piaciute le raffigurazioni noir dal calibro malinconico quasi mistico e surreale. Mi fanno sognare e viaggiare con la mente in luoghi dove tutto è possibile.
La magia ed il mistero mi emozionano moltissimo. Secondo me liberano il tuo essere e ti mostri per quello che sei e non ne devi avere assolutamente paura. Ma hai da accettarlo, accoglierlo ed infine abbracciarlo. Perché fa parte di te, sei te. E non c’è cosa meravigliosa che essere se stessi.
Ma, tornando a lei, questa cosa non andava giù!
Secondo la sua ottica dovevo disegnare quello che diceva lei, ma io ero io e non ero lei. Quindi per me era inaccettabile.
E cosa si fa in questi casi?
Imperterrita decisi ugualmente di andare avanti con la mia idea e da questa piccola faida nacque una delle mie illustrazioni migliori, tratta da una delle opere di Victoria Francés, una illustratrice spagnola di cui mi invaghii in quel periodo: “The Circus“.
Realizzandola mi sentii me stessa come non mai!
Sulla tela stesi strati di colore. Minuto dopo minuto. Ora dopo ora. Un susseguirsi inarrestabile.
Ero nel flow. In quel flusso di energia positiva dove ogni cosa diventa possibile.
La sensazione di rilassatezza che provai nel disegnare ogni singolo particolare, pennellata dopo pennellata, dove poter sprigionare tutta la mia malinconia, la mia solitudine, la mia frustrazione, i miei pensieri negativi e di poter scaricare, su un supporto, tutto quel forte periodo di stress emotivo. E la consapevolezza che avevo la possibilità di sprigionare tutta la gioia che possedevo e di poterla anche utilizzare con qualcosa che Amo.
“The Circus” non è altro che un bambino solo e abbandonato da tutti. Pronto a intraprendere il sentiero che conduce al circo, assieme al suo gatto nero dagli occhi gialli, un amico conosciuto durante il viaggio. Ignaro di cosa possa riservargli il futuro. Un bambino tanto tenace quanto fragile e vulnerabile. Pronto ad addentrarsi nel mondo adulto, con le sue incertezze e titubanze.
Nonostante sia solo e incompreso, affronta comunque le sfide che la vita ha in serbo per lui. Facendo nuove amicizie, nuove conoscenze, sbagliando, riprovando, cadendo, soffrendo e rialzandosi sempre a testa alta. E anche se pieno di ferite, soprattutto emotive, le quali non si vedo mai ma sono sempre presenti, prosegue alla ricerca di se stesso.
Tutti noi alla fine siamo un pò come quel bambino.
Tutti noi attraversiamo e proviamo cose molto simili in questa fase di cambiamento.
Ed anche se i soggetti che raffiguro sono in stile noir, essi sono sempre raffigurati con toni chiari, dalle nuance quasi pastello, in quanto per me vi è sempre fiducia verso la luce ed a un nuovo inizio.
Tutto accade per un motivo. E se guardo ora quest’opera sono consapevole di aver fatto un’enorme progresso da quella fragile creatura paurosa che ero. So di essere diventata più forte, anche se sola. Perché il sole è dentro di me. Come lo è in ognuno di noi.
So per certo di aver percorso un grande viaggio e di esserci ancora, perché per me non è importante la destinazione, ma il pellegrinaggio.
Sentirmi viva, essere me stessa e cosa per me molto importante: essere felice.
E se per esserlo devo deludere qualcuno, allora lo voglio fare.
Cos’è l’adolescenza?
L’adolescenza non è altro che l’età delle tempeste emotive, degli innamoramenti irrazionali, degli odi ciechi. È la stagione delle prese di posizione estreme, della fiducia smisurata nelle proprie possibilità e della disperazione per i propri limiti; della voracità intellettuale e sentimentale, della rinuncia romantica che può giungere all’autodistruzione.
Il percorso di ricerca di sé nell’adolescenza passa attraverso molteplici vicende in cui si intrecciano eccessi, grandi idealismi, tristezze infinite, rabbia distruttrice e creatrice, addii e grandi inizi.
L’adolescenza è l’età del cambiamento.
Le difficoltà e le crisi dell’adolescente hanno a che fare con il compito di definizione dell’identità.
L’identità riassume l’immagine che abbiamo di noi stessi, contiene tutto ciò che sappiamo di noi stessi.
È alla base del nostro agire, del nostro relazionarci ed è collegata con il sentimento che abbiamo di noi, cioè l’autostima.
L’adolescente si trova a dover ricostruire da zero la propria identità, in quanto in questa fase si subiscono grandi metamorfosi.
In questo periodo è importante costruire una rappresentazione sufficientemente stabile e coerente che definisca la tua persona adulta e che risponda alla domanda : “Chi sono io?”
Molte persone non hanno ancora risposto a questa domanda, nonostante l’età. Ma è importante definirsi.
E’ importante autoaffermarsi e dire “Io Sono..”.
E’ importante prendere una posizione e definirti come persona.
Perché se sai chi sei, sei più forte.
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